Equilibrio

Non è facile per me avere a che fare con questa immagine, semplicemente riguardarla, lavorarla, scriverne, condividerla e soprattutto ricordare.

foto@Dona

Sono più di cinque anni che è lì parcheggiata nella sua cartella, insieme ad altri scatti, a ricordo di un anniversario.

– Arrivati a questo punto, meglio festeggiarlo ogni anno l’anniversario!- diceva mia  madre
– Può essere che a quelle d’oro non c’arriviamo!-

Sempre la solita pessimista pensavo, ascoltando di malavoglia quell’affermazione.
Ora credo invece, arrivati a questo punto – Bene che l’abbiano fatto!-

La nonna tenta di celare con un debole sorriso la stanchezza che riempie i suoi occhi.
Andrea le si appoggia sulla spalla, anche lui e’ stanco e pure annoiato ma  non si cura di nasconderlo come fanno gli adulti. Gli basta il sostegno morbido che offre la gamba della nonna per sopportare anche quell’ultimo sforzo che è per la foto.
Sara sembra passarsela meglio, del resto, quando e’ vicino al suo nonno,  il sorriso risulta sinceramente autentico come l’amore che prova verso di lui.
Lui, assorto, sembra  vagare con il pensiero. Mio padre era sempre molto più avanti con il pensiero rispetto a tutti e chissà in quel momento dov’era.
E poi c’e’ Anna, sempre un po’ in disparte, schiva, sempre più verso il bordo della cornice anziché al centro.

E se nell’insieme osservo questa immagine mi vien da pensare ad una sola parola: EQUILIBRIO.
Tutti gli elementi strettamente correlati tra di loro, insieme e allo stesso tempo nella loro individualità a creare un momento che mai più potrà essere.
E se e’ vero che  si possono tenere le persone care nel cuore quanto mi piacerebbe poterlo ora fotografare e cogliere almeno uno dei suoi pensieri.
Dona

Appendice sdrammatiforme:

Volevo tornare a scrivere

Volevo tornare a scrivere in questi giorni; lo volevo da tempo, in verità.
Saranno state  le cure termali che hanno vuotato la mia zucca di parecchie “semenze” , tutte lì a galleggiare tra le bollicine all’ozono ed evaporare con i fumi dell’acqua termale. E le chiamano tossine, scorie, impurità, negatività, o più semplicemente stress; sta di fatto che, chiamiamole come si vuole, le mie, devo proprio averle  abbandonate lì in gran quantità.
Ecco perché, durante i miei soggiorni, ho trovato il cielo di Abano quasi costantemente coperto: evidentemente  ciò dovuto all’evaporazione  degli  accumuli di “semenze” dei suoi ospiti!
E no! Non posso mica stressarmi ora nello sentirmi in colpa di aver contribuito a rendere cupa una città!
Non posso riempirmi nuovamente la zucca della medesima sostanza!
Non posso perdere il filo del discorso in questa maniera.
E che volevo tornare a scrivere!  Se non ricordo male l’argomento era l’eccellenza e  invece mi ritrovo a parlare delle solite “semenze”!
Però sto bene, grazie.

Appendice riflessiva:
Quando si raggiunge il troppo pieno, occorre che ci sia una buona valvola di sfogo.

foto@Dona

 

 

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