Non è facile per me avere a che fare con questa immagine, semplicemente riguardarla, lavorarla, scriverne, condividerla e soprattutto ricordare.
Sono più di cinque anni che è lì parcheggiata nella sua cartella, insieme ad altri scatti, a ricordo di un anniversario.
– Arrivati a questo punto, meglio festeggiarlo ogni anno l’anniversario!- diceva mia madre
– Può essere che a quelle d’oro non c’arriviamo!-
Sempre la solita pessimista pensavo, ascoltando di malavoglia quell’affermazione.
Ora credo invece, arrivati a questo punto – Bene che l’abbiano fatto!-
La nonna tenta di celare con un debole sorriso la stanchezza che riempie i suoi occhi.
Andrea le si appoggia sulla spalla, anche lui e’ stanco e pure annoiato ma non si cura di nasconderlo come fanno gli adulti. Gli basta il sostegno morbido che offre la gamba della nonna per sopportare anche quell’ultimo sforzo che è per la foto.
Sara sembra passarsela meglio, del resto, quando e’ vicino al suo nonno, il sorriso risulta sinceramente autentico come l’amore che prova verso di lui.
Lui, assorto, sembra vagare con il pensiero. Mio padre era sempre molto più avanti con il pensiero rispetto a tutti e chissà in quel momento dov’era.
E poi c’e’ Anna, sempre un po’ in disparte, schiva, sempre più verso il bordo della cornice anziché al centro.
E se nell’insieme osservo questa immagine mi vien da pensare ad una sola parola: EQUILIBRIO.
Tutti gli elementi strettamente correlati tra di loro, insieme e allo stesso tempo nella loro individualità a creare un momento che mai più potrà essere.
E se e’ vero che si possono tenere le persone care nel cuore quanto mi piacerebbe poterlo ora fotografare e cogliere almeno uno dei suoi pensieri.
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Appendice sdrammatiforme: